Pasqua, l’occasione per aprire gli occhi

Più passa il tempo, più trovo incredibile che l’umanità possa continuare a compiere azioni atroci in piena consapevolezza. Quando mangiate l’agnello, il vitello, il capretto, sarebbe il caso che vi rendeste conto che si tratta di cuccioli che avevano una madre, dalla quale sono stati separati per essere uccisi.

Da questa riflessione davvero basilare, si potrebbe poi arrivare a comprendere come questo accada ogni giorno anche per la scrofa e i suoi maialini, per la mucca e il suo vitellino, per la gallina e i suoi pulcini e così, in ogni situazione che caratterizza l’allevamento.

Solo gli allevatori possono portare in piazza le mucche e mungerle come fossero la fonte naturale donata da Dio, senza vergognarsi del fatto che quel latte era destinato ai vitellini che queste madri non hanno potuto salvare dalla loro violenza. Io non mi includo tra coloro che lasciano che ciò accada.

Ho volutamente smesso di usare la prima persona plurale; l’ho sempre utilizzata per una sorta di rispetto nei confronti di chi ancora non ha sviluppato la sua intelligenza empatica, ma non me la sento più di includere me stessa tra coloro che senza alcuna riflessione etica continuano a essere i mandanti di una tale concentrazione di dolore.

E’ Pasqua! La sua colonna sonora è il belato degli agnelli e dei capretti. E’ il simbolo dell’infanzia violata, quella che ogni giorno si perpetua in tutti gli allevamenti, di qualsiasi tipo, intensivi o meno. Ho visto mucche piangere i loro vitellini nelle malghe, nelle campagne, ho sentito una capra urlare mentre il pastore le sottraeva il figlio di notte al limitare del bosco. Anche voi sapete ciò che accade veramente. Ovunque sia nata la creatura che comprate dal macellaio, continua a sanguinare nelle lacrime di una madre che non potete vedere, perché ogni allevamento è un sepolcro imbiancato dalla pubblicità, che inganna persino i bambini e che anzi li utilizza, affinché possa sembrare normale crescere e uccidere la vita.

(Giusi Ferrari)

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