Quando abbiamo iniziato a credere che il nostro contributo contro lo sfruttamento degli altri animali consista nel promuovere tutto ciò che il mercato sta inventando per noi?
Troppi vegani diventano infatti il mezzo pubblicitario migliore che una azienda possa mai desiderare. Poco importa se quella azienda uccida o faccia uccidere anche i nostri Fratelli, o li sfrutti quando sono ancora in vita per sfornare in numero decisamente maggiore dolci tradizionalmente cruenti.
Il mercato si sarebbe mai accorto di noi, se invece di mangiare salsiccie di tofu e bistecche di soia, ci fossero bastati piselli e fagioli, noci e sesamo, frutta e verdura? Si sarebbe accorto del calo di vendite avvertito dal settore cadaveri della produzione?
Noi vegani veniamo usati, la nostra etica viene usata. Personalmente, guardo con orrore allo slogan scritto appositamente per noi sul panettone di una azienda che non ha scrupoli a comprare migliaia di litri di latte e chili di uova per confezionare tutti gli altri suoi prodotti. Non ci sto a ringraziarla, a tradire lo scopo superiore per il quale vivo, a tradire i miei Fratelli delle altre specie animali, per la gioia di un gusto in più.
C’è un olocausto quotidiano che dobbiamo fermare. Con forme di sensibilizzazione separate dalle strategie di mercato di questo sistema specista, che si permette piccole deviazioni dalla produzione di sempre rimanendo soggetto ai venti delle ragioni commerciali, alle sovvenzioni pubbliche garantite ai mercanti di morte.
Ma soprattutto non possiamo permettere a nessuna azienda di nascondere, dietro a una confezione di cibo vegano, il contributo pesante del suo ruolo nel sostegno alla condizione di schiavitù degli altri animali.
(Giusi Ferrari)