Indubbiamente se fossimo ancora ricoperti di peli, oggi non ci sarebbero poi così tanti umani che preferiscono distinguersi dagli altri animali. Magari si tratta di umani decisamente meno interessanti, assai meno affascinanti delle creature, molto ingombranti e dannosi, ma che ci tengono a credersi superiori e più intelligenti.
L’ottusità è uno degli attributi di certe menti monocromatiche, che definiscono la realtà come se questa fosse priva di sfumature, di contraddizioni e di fantasia. Per ognuno di noi esiste soprattutto ciò che filtriamo attraverso il nostro personale modo di vedere. Se siamo incapaci di cogliere la luce, possiamo solo crogiolarci nel buio credendo che il buio possa essere la sola realtà esistente.
Troppi umani sono incapaci di cogliere la bellezza e la complessità degli altri animali. Non la vedono, non la sentono. Vivono la separatezza dall’animalità altrui e procedono facendo svettare i loro cervelli, separati dal ventre e separati dal cuore.
Così è accaduto che un gorilla di uno zoo dell’Ohio sia entrato in contatto con un bambino, casualmente caduto nella sua gabbia, e che per questo sia stato ucciso. Parliamo di un animale maestoso condannato all’ergastolo dalle menti ottuse svettanti alle quali si accennava prima. Una creatura che stava accogliendo quel bambino con tenerezza, perché nonostante la frustrazione e il dolore del proprio isolamento, non aveva estinto in sé il calore dell’amore.
Solo la libertà della selvatichezza che ogni animale umano equilibrato respira, riconosce l’esistenza della varietà e la capacità empatica di chi lo circonda. Sa rispettare l’indipendenza emotiva di un altro animale, finalmente felice di riempire con la presenza casuale di un cucciolo umano il piccolo tempo di una lunga solitudine.
Un piccolo tempo spezzato per sempre, ma che per sempre vivrà nel cuore bambino del piccolo animale umano. Lui, che ha avuto la fortuna di vivere un contatto intenso di amore davvero sincero e libero da ogni egoismo.
(Giusi Ferrari)