La consapevolezza della morte negli animali

È innegabile che gli animali in natura abbiano consapevolezza della nascita, sappiano partorire senza bisogno di assistenza, accudire e crescere i loro figli senza ricorrere a un pediatra o depositare le uova in condizioni di sicurezza, sapendo che si dischiuderanno. Perché non dovrebbero allora comprendere la morte, conoscerla visceralmente e vivendo, percepire il suo avvicinarsi e il suo compiersi? Se la morte è parte della vita, che è esperita sapientemente dagli animali anche attraverso l’istinto primordiale, non può essere loro preclusa la conoscenza di tutti i ritmi naturali dell’esistenza, dei quali la morte è un evento fondamentale. Gli stessi esseri umani reagiscono alla morte in maniera socialmente e individualmente diversa, forse la portano dentro sé fin dalla nascita o forse no, ma sicuramente imparano a conoscerla nel corso della loro esistenza, attraverso le esperienze personali e del gruppo famigliare di appartenenza.

Il dibattito sul senso della morte negli animali è aperto da sempre, nonostante tutte le evidenze ci mostrino consapevolezza, quando qualcuno che è nella loro sfera affettiva muore, umano o non umano che sia; nonostante siano costretti a fare esperienza continua della morte, magari perché inseriti in un contesto di sfruttamento inimmaginabile e uccisione seriale negli allevamenti o nei laboratori di vivisezione.

Nella mia famiglia qualche tempo fa è venuto a mancare Pushkin, dolce gattino orfanello adottato per affiancare il gattone di casa Gorki, dall’indole molto accudente. Si sono adorati e coccolati finché purtroppo il piccolo si è ammalato. Gorki lo ha visto spegnersi e durante la veglia funebre, che siamo soliti fare, è rimasto accanto al corpicino inerte leccandolo amorevolmente come fosse ancora vitale, oltre la morte. A un certo punto però con naturalezza si è allontanato dalle sue spoglie per non tornarvi più.

Direi che Gorki ci abbia mostrato un senso della morte addirittura più raffinato del nostro, più sensitivo e sensibile, arcano e nobile. Nessuno e niente può darci una risposta definitiva rispetto a un evento che resta ancora enigmatico per gli stessi umani, ma certamente sono diverse e frequenti le esperienze che viviamo con le creature e che ci portano a esplorare piani intimi e sottili. La conoscenza innata e quella acquisita sono entrambe in movimento, si raggiungono, si mescolano, si confondono.

Siamo in cammino e aperti alla conoscenza dei misteri incarnati dal mondo animale e dalla sua connessione diretta con le dimensioni che ci sfuggono, insieme nella nebbia dell’esistenza terrena.

(Giusi Ferrari)

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